N. 258
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GIACOMO MANZÙ
(Bergamo 1908 - Roma 1991)
Drappi, 1967
Bassorilievo in bronzo, cm. 56 x 90
Punzone Manzù in basso a destra
In teca di legno
PROVENIENZA
Illustre Collezione Privata romana
PUBBLICAZIONI
Maestri della pittura moderna opere scelte 1989/1990, catalogo della mostra, Centro Tornabuoni, Firenze, Lalli Editore, Firenze 1989, p. 51
‘In un’epoca, in cui è difficile non essere qualche cosa di prestabilito a priori in arte, neoclassico o metafisico o astratto o surrealista o neoromantico o impressionista, e in cui è difficile trovare una libertà di coscienza e di movimento che abbia il mondo complesso e completo come campo da elaborare, [...] Manzù rompe tutte queste regole pur conoscendole esattamente per non diminuire la materia che il mondo gli offre entro formule chiuse e fisse leggi. [...] Manzù giunge all’astratto, al surreale, al metafisico, ma prima di giungervi, nella stessa opera in cui vi giunge, ci ha narrata tutta una storia umana’. (Beniamino Joppolo 1946)
I valori luminosi assumono notevole importanza nelle opere dell’artista bergamasco. Carlo Ludovico Ragghianti sostiene infatti che, se certamente il contatto con Medardo Rosso ha portato Manzù ad allontanarsi dal suo iniziale primitivismo a favore di un linguaggio plastico nuovo e meno tradizionale, è altrettanto chiaro come l’artista non ricerchi gli stessi effetti ‘impressionistici’, ma prediliga, invece, una scultura che non sia frutto di un ‘brivido’ istantaneo e casuale, ma che sia senza tempo pur essendo profondamente immersa in esso. Non abbandona ‘l’attimo fuggente’ dell’ispirazione ma resta fedele alla ‘clausola della forma’. Una scultura, dunque, profondamente partecipe del proprio tempo. Quando l’Informale si sviluppa nel secondo dopoguerra e decide di cancellare dalle proprie tele quell’uomo che non era riuscito, con la propria cultura ed il proprio progresso, ad evitare un tale orrore, Manzù continua a scegliere l’uomo come personaggio principale delle sue opere. È questo il periodo in cui è vicino al gruppo Corrente, di cui fanno parte, tra gli altri, Aligi Sassu e Renato Birolli, e in cui l’artista rifiuta conformismi, ma anche astrattismi.
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