N. 103
no lot
白髪 一雄
(尼崎、1924-2008)
書道の代表作
1962年
墨
ローマ字で 「Non puoi ottenerlo pensandoci. Non puoi ottenerlo non pensandoci」 と書いてあります。
KAZUO SHIRAGA
(Amagasaki, Giappone 1924 - 2008)
SENZA TITOLO
Inchiostro su carta, cm. 98 x 68
Iscrizione in lingua italiana (Romaji) 'Non puoi ottenerlo pensandoci. Non puoi
ottenerlo non pensandoci', in basso a destra
Firmato '白髪' (Shiraga), in basso a destra
In cornice originale
KAZUO SHIRAGA (Amagasaki, Japan 1924 - 2008). UNTITLED. INK ON PAPER. SIGNED LOWER RIGHT
98 x 68 cm.
Original Frame
SHIRAGA E IL GRUPPO GUTAI, TORINO 1962
Shiraga aderì al Gruppo Gutai nel 1955, partecipando ad eventi e iniziative negli Stati Uniti, Giappone ed Europa. La prima esperienza espositiva del Gruppo nel Vecchio Continente, avvenne a Torino nel 1959, città di riferimento assoluto per la cultura e l’arte, si consacrò definitivamente quale epicentro dell’evoluzione artistica del Gruppo proprio in occasione delle mostre del marzo e dell’ottobre del
1962. Queste avvennero rispettivamente all'International Center of Aesthetic Research (ICAR, curatori Michel Taipé e Carla Lonzi), dove l'opera fu esposta. Nell''occasione di questo incontro di Torino, Shiraga fu affiancato da artisti internazionali come Pollock, Bacon e Fontana.
L'OPERA
Realizzato ad inchiostro su carta, il lavoro si distinse, in quanto manifestamente esemplificativo
dell’approccio stilistico e concettuale del Maestro, quale strumento interpretativo non solo delle tecniche artistiche prettamente giapponesi, ma anche della produzione ad olio su tela di matrice occidentale, presente nell’esposizione stessa.
Particolarmente rilevante è la visione di Shiraga nel contesto dello slancio di modernizzazione post-
bellico, che in Giappone si trovava ancora sospeso nella dicotomia tradizione-occidentalizzazione. L’iscrizione calligrafica 'Non puoi ottenerlo pensandoci. Non puoi ottenerlo non pensandoci' sita in basso vicino alla firma, è tratta dallo Zenrin-kushū e pur proponendo una sintesi intelligibile attraverso il linguaggio strutturato, enuncia contestualmente la genesi della destrutturazione formale che caratterizza le opere ad olio di Shiraga. Queste ultime certamente furono il risultato di una dinamica pittorica che trova nella fisicità e nell'azione del gesto corporeo (piedi trascinati su una tela cosparsa di grumi di colore alla ricerca di un contatto più diretto con le cose essenziali) il vero strumento espressivo, ovvero manifestazione diretta dell'arte di vivere), come affermato da Michel Taipé.
La concezione moderna del segno pittorico affermatasi nel periodo Meiji (1868-1912), preponderante nello studio della Nihonga (pittura giapponese, nella quale Shiraga si specializza presso la
Kyoto Municipal Special School of Painting nel 1942), trova fondatezza nella sua stessa natura. Ovvero la linea non costituisce solamente lo strumento per definire la forma dell’oggetto ma ne è l’espressione simbolica in relazione al profondo significato della vita. L’artista rielabora le percezioni visive attraverso un processo di purificazione di cui l’anima del pittore costituisce il filtro, sia in ambito pittorico che calligrafico. La linea esprime ciò che è celato all’interno delle cose e afferra la realtà dell’oggetto attraverso la semplificazione e la stilizzazione, ciò in palese contrasto con quanto la realtà sensoriale percepisce per mezzo delle sollecitazioni provenienti dall’osservazione del mondo circostante.
La semplificazione nasce pertanto dalla ricerca del dinamismo insito nelle cose ed implica l’eliminazione di tutto il superfluo che deve condurre all’essenza dell’oggetto.
Semplificazione e stilizzazione determineranno un susseguirsi di reciproche influenze tra Oriente ed Occidente sin dall'ottocento (Monet e l'Art Nouveau) ed anche nella nuova stagione figurativa
avviata in Europa dal Cubismo nel novecento. Proprio negli anni della formazione di Shiraga, i tradizionali confini tra generi espressivi iniziavano ad essere messi in discussione in Giappone da artisti che si allontanavano dalle correnti consolidate, come nel caso di Otake Chikuha (1878-1936), per realizzare opere d’avanguardia che avranno un profondo significato già nell’arte del periodo Taishō (1912-1926).
Il successo di Shiraga si innesta nel dopoguerra Americano ed Europeo, in un momento di
profonda crisi dell'arte figurativa contemporanea che, con il dripping di Pollock e la sperimentazione di Wols, deve confrontarsi con la sua storia, natura ed essenza primaria, pur non sembrando in grado di travalicare il confine formale e concettuale del pensiero e divenendo, a volte, intenta ad una riduzione quasi nevrotica del gesto pittorico.
Shiraga riesce a trasporre un gesto naturale e completamente sciolto dalla calligrafia alla tela grazie
alla fisicità del corpo e al fluire delle corde nello spazio, generando un movimento oscillatorio in
cui l’artista, con la concentrazione e l’annullamento del sé, si lascia compenetrare dalla dimensione spazio-temporale, depotenziando con il rigore e l'affinamento dell'intuizione liberatrice l'influenza della mente e smantellandone le sue sovrastrutture. In questa maniera supera l'ambiguità generata dal
dualismo gesto pittorico ossessivo e contratto-ideale dell'artista. Consideriamo anche che l'artista, in base alla dottrina Zen, non ha come obiettivo quello di padroneggiare il mezzo pittorico, ma di operare in uno spirito che gli consenta di identificarsi con il mezzo stesso.
Non si sta, però, assistendo ad un cedimento dell’Occidente all’egemonia spirituale nipponica
(Shiraga divenne un Monaco Buddhista Tendai nel 1971, assumendo il nome Sodo - semplice
sentiero), ma ad un provvidenziale e consapevole accoglimento da parte dell’Occidente stesso
dell’apporto orientale. Un influsso artistico che consente di rigenerare l’impeto creativo moderno,
liberandolo da schemi sovra ordinati per portarlo nel mondo reale attraverso una nuova forma di materialità del colore, caratteristica di Shiraga.
L’eccezionalità del dipinto, realizzato nel 1962 e contestualmente acquisito da un'importante collezionista, nasce dalla sua unica capacità di riassumere la genesi e lo sviluppo dell’opera di Shiraga nel suo complesso. Questo ha infatti costituito, nella seconda metà del novecento, la base su
cui Michel Tapié (teorico dell'Informale) e Carla Lonzi, hanno divulgato l’arte del Maestro in Europa, rendendolo così il fondamento dell’interpretazione dell’esperienza Gutai come concepita dal grande Maestro. Dopo la sua morte nel 2008, l'opera è stata riconosciuta come strumento imprescindibile per una profonda e compiuta comprensione dell’importanza dell'artista e dell'intero Gruppo, collocato nell’arte mondiale moderna e contemporanea
BIBLIOGRAFIA
Carla Lonzi e Michel Taipé, Shiraga, Dipinti, catalogo mostra, International Center of
Aesthetic Research, Torino 1962
Carla Lonzi, L'incontro di Torino. Pittori d'America, Europa, Giappone. Palazzo della Promotrice al
Valentino, Torino 1962
Kazuo Shiraga, catalogo mostra, Galerie Nothelfer, Berlino 1992
Gutai. Dipingere con il tempo e lo spazio, Museo Cantonale d'Arte, Lugano 2010
Ringraziamo vivamente il Prof. Riccardo Montanari per la cura e la realizzazione della scheda sull'opera