ASTA 268 FEBBRAIO 2024 ASTA STRAORDINARIA DI PRESTIGIO - I

N. 40

DIPINTO ERO E LEANDRO DI ANTHONY VAN DYCK

ANTHONY VAN DYCK
(Anversa 1599 - Londra 1641)

ERO E LEANDRO
Olio su tela cm. 147 x 195

PROVENIENZA
Collezione privata Svizzera
Collezione privata italiana

PUBBLICAZIONI
Didier Bodart, Il dipingere di Fiandra, 100 dipinti fiamminghi dal 400 al 700, pag. 82-83, Viviani Arte, Roma 1999

La scena rappresentata è tratta dalle Eroiche di Ovidio (18, 19). Leandro, un giovane di Abido (in
Asia Minore), si reca a Sesto, nello stretto dell’Ellesponto, che separa la Grecia dall’Asia, per una festa religiosa. Lì incontra e si innamora di Ero, bella sacerdotessa della dea Artemide. La ragazza lo contraccambia. Per incontrarsi, Leandro passa ogni notte a nuoto l’Ellesponto con l’aiuto di una fiaccola che Ero accende sulla torre del tempio. Una notte però la fiaccola si spegne a causa del forte vento e Leandro disorientato annega e il suo cadavere è gettato sulla riva. A tal vista Ero, pazza di dolore, si butta dall’alto della torre e muore.
Il dipinto è ampiamente descritto da Didier Bodart, in una dettagliata scheda comparativa, pubblicata all'interno del volume dedicato ai pittori fiamminghi dal quattrocento al settecento.
L'opera, realizzata da Van Dyck durante il suo soggiorno in Italia, esula dalla più frequente produzione ritrattistica dell'anversese, e si può collocare cronologicamente nel periodo immediatamente successivo alla realizzazione di un altro dipinto, di medesime dimensioni, ispirato a temi tratti dal mito, 'Ventumno e Pomona', dei Musei di Strada Nuova a Genova, che sebbene le differenze stilistiche e cromatiche, fu presumibilmente dipinto tra il 1623 ed il 1625.
Lo schema iconografico del nostro dipinto è inedito, nonostante Van Dyck avesse già affrontato in periodo giovanile lo stesso tema in un’opera pubblicata da Erik Larsen e probabilmente risente della visione del grande dipinto raffigurante il compianto sul corpo di Adone di Rubens, avuta durante il periodo di tirocinio presso la sua bottega. Medesimo è infatti il numero dei personaggi protagonisti dell'impianto pittorico; il corpo esamine di Leandro, adagiato sulla riva rappresenta il vero fulcro della composizione; la resa cromatica dei suoi incarnati, quasi emaciati, contrasta con l'intensa luminosità rosacea delle epidermidi di Amore ed Ero. Bodart sottolinea inoltre, che analisi radiografiche e riflettologiche, rivelano numerosi pentimenti dell'artista, ed analisi della trama della tela confermano che la tipologia ed il numero dei filamenti di lino per centimetro, è comune a quelli che si riscontrano negli stessi anni, 1626/1627, nella pittura del nord Italia, a differenza delle tele a trama più sottile utilizzate in quel periodo nei Paesi Bassi. Ero e Leandro appartiene al medesimo percorso artistico di un'altra delle poche opere a tema mitologico di Van Dyck, ovvero la grande tela con Diana ed Endimione del Prado di Madrid. Sono entrambi dipinti della maturità del pittore anversese, che evidenziano il nuovo linguaggio pittorico derivato dalla fusione dei modi rubensiani già assimilati da Van Dyck, con gli esiti della visione degli artisti veneti del cinquecento e di Tiziano in particolare.
Una composizione di analogo soggetto e di analoga collocazione spaziale delle figure, fu in seguito realizzata da Jan Van Hoecke nella metà degli anni trenta del seicento, a testimonianza del fatto che Ero e Leandro divenne un modello per gli allievi di Van Dyck

CONDITION REPORT
Rintelo novecentesco. Una linea di restauro orizzontale in alto a sinistra fino al volto del putto. Restauro datati sul braccio destro del putto e sul volto di Ero. Un restauro in basso a destra, restauri integrativi sparsi

Il dipinto è accompagnato dalla relazione sull'opera del Prof. Didier Bodart, in data 15/01/1993
€ 60.000 / 80.000
Stima
€ 50.000
Base d'asta
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