N. 26
DIPINTO RITRATTO DI NOBILUOMO DI ANTHONY VAN DYCK
ANTHONY VAN DYCK
(Anversa 1599 - Londra 1641)
RITRATTO DI NOBILUOMO
Olio su tela cm. 128,7 x 98,7
PROVENIENZA
Dr. Paul Drey, New York 1951
University of Kansas Art Collections, Lawrence Kansas, fino al 1980 ca.
Collezione privata Svizzera
Collezione privata Italiana
PUBBLICAZIONI
Erik Larsen, L'opera completa di Van Dyck 1613-1626, vol. 1, p. 110, ill. 343, Milano, Rizzoli 1980
Erik Larsen, The paintings of Anthony Van Dyck, vol. 2, ill. 374, Luca Verlag 1988
Il ritratto si inquadra nel corpus di opere di medesima tipologia iconografica, realizzate da Van Dyck durante il suo soggiorno italiano. Il Larsen, che pubblica in due monografie dedicate a Van Dyck il dipinto, e ne traccia in parte gli spostamenti ed i cambi di proprietà, in una nota autografa inviata all'attuale proprietario, datata al marzo 2001, lo colloca cronologicamente nel primo cinquennio degli anni venti del seicento. Quindi nel periodo in cui Van Dyck, giunto in Italia nel 1621, ospite dei fratelli De Wael a Genova, si muove alla volta di varie città in una sorta di 'Gran tour' che lo porterà a conoscere gli esiti pittorici di alcuni grandi maestri del cinquecento come Tiziano, Giorgione, Veronese, Raffaello, per citare i più noti.
La tela, qui presentata, viene messa in relazione e considerata come replica autografa di medesimo soggetto, in quanto ritrae lo stesso finora non identificato personaggio, ad un dipinto a figura intera custodito presso la Staatliche Gemadegalerie di Kassel.
Come nella maggior parte dei ritratti di Van Dyck, la figura appare di tre quarti e su un fondo neutro, utile a far risaltare i bianchi dell'ampio tessuto che cinge e si diparte dal collo e mette in risalto il viso sul quale l'artista fissa pregevolmente l’attenzione. È uso ritenere solitamente che alcune delle frequenti versioni a mezza figura dei ritratti esistenti anche a piena figura, venissero eseguite da Van Dyck a diretto contatto con i soggetti rappresentati, per essere in seguito utilizzate come modelli per il completamento delle opere finali, senza la necessità di obbligare i ritraendi a lunghe inutili sedute per l’esecuzione del loro abbigliamento, spesso facile da riprodurre a memoria. Tale potrebbe essere stata la funzione di questo dipinto, assai curato nei tratti del volto, più sciolto e sintetico nei restanti particolari. Nonostante in alcuni punti la pellicola pittorica risulti impoverita da vecchi interventi di pulitura. Nell'opera è ancora evidente la nobiltà del tessuto pittorico vandichiano, che conserva intatte quelle impercettibili trasparenze dell’impasto cromatico, fatto di mescolate velature rosee e grigie, atte a rendere vivida l’impressione dei tratti di sottile epidermide degli incarnati e di mobilità dei pregiati tessuti delle vesti
CONDITION REPORT
Rintelo inizio novecento. Una linea di restauro al bordo dei capelli a sinistra, una piccola zona di restauro sempre al bordo della spalla a sinistra, un restauro adiacente al bordo nel fondo a sinistra. Svelature sulle ciocche dei capelli e sul decoro del braccio destro disteso in primo piano. Il dipinto è in buono stato di conservazione
CORNICE
Cornice in legno e stucchi dorati con decori a motivi vegetali e cartiglio in basso con iscrizione 'Charles Prince of Wales, Anthony Van Dyck 1599-1641', della fine del XIX secolo
il dipinto è accompagnato da comunicazioni di autenticità del Prof Erik Larsen in data 28/03/2001 e in data 04/04/2001